Modelli Organizzativi per il Comparto Vinicolo

di Mario STIGLIANO e Federica PALMIERI

 

L’adozione di Modelli Organizzativi (MOG) per le aziende che operano nel settore vinicolo è di fondamentale importanza perché, attraverso essi, si favorisce la prevenzione di incidenti e malattie professionali.

È a questo scopo che i referenti CONTARP dell’INAIL e i professionisti del mondo della cooperazione e lavoratori di varie cooperative agricole piemontesi hanno realizzato un progetto – intitolato “I modelli organizzativi di gestione della sicurezza nella cooperazione. Realizzazione di un modello SGSL e relative linee di indirizzo nel settore cooperativo vinicolo” – che ha come obiettivo principale quello di promuovere l’adozione dei modelli organizzativi SGSL nelle cooperative, “coinvolgendo direttamente i vertici e le maestranze di alcune società ‘pilota’ e costruendo, a partire dai risultati di tale esperienza, le linee di indirizzo specifiche per quel comparto”.

A questo progetto hanno partecipato sei società cooperative vinicole che “si occupano dei processi di trasformazione della materia prima conferita dai soci (l’uva), di produzione, di commercializzazione e di cessione del prodotto finale”.

Il campione di società esaminate ha permesso di evidenziare alcune caratteristiche comuni che si possono ritenere proprie dell’intero comparto di appartenenza e da cui derivano particolari esigenze in fase di completamento del SGSL:

  • “identificazione del datore di lavoro ai fini della salute e della sicurezza sul lavoro nella figura del presidente della cooperativa (che rappresenta la società di fronte a terzi, nonché in giudizio e possiede la firma sociale), fermo restando la possibilità di delegare parte dei compiti e delle responsabilità;
  • orientamento all’assunzione in proprio dei compiti del servizio di prevenzione e protezione, nei limiti previsti dalla legislazione e previa formazione specifica, da parte del datore di lavoro;
  • raro ricorso a deleghe di poteri e funzioni in materia di salute e sicurezza nei confronti del dirigente, sebbene la struttura organizzativa di queste società spesso preveda tali figure;
  • organizzazione del lavoro in base alle mansioni di enotecnico, cantiniere, impiegato tecnico, impiegato, addetto al punto vendita;
  • presenza di lavoratori stagionali, assunti ogni anno per 15 giorni circa nel periodo della vendemmia;
  • criticità del processo di approvvigionamento delle materie prime, che consiste nel conferimento diretto dell’uva da parte dei soci della cooperativa, attività concentrata in pochi giorni dell’anno con un notevole afflusso di terzi nella cantina, da cui il modello di ‘Istruzione operativa circa il comportamento dei soci conferenti’;
  • effettuazione di operazioni di pulizia che prevedono l’ingresso del lavoratore nelle vasche vinarie e/o nei fermentini, per le quali si è provveduto a fornire esempi di procedure e di istruzioni operative per la gestione dei lavori in ambienti sospetti di inquinamento o confinati;
  • frequente e quasi totale esternalizzazione delle attività di manutenzione/ controllo su strutture, impianti e macchinari;
  • tasso infortunistico basso e spesso legato a fattori comportamentali;
  • necessità di formazione specifica per tutti i lavoratori (inclusi i collaboratori volontari) pari a 12 ore, ai sensi dall’accordo sancito il 21/12/2012 dalla Conferenza Stato Regioni, dal momento che nella classificazione internazionale delle attività economiche ISTAT – ATECO 2007 le cantine rientrano nella sezione C: Attività manifatturiere; Divisione 11, Gruppo 11.0: Industria delle bevande; Classe 11.02: Produzione di vini da uve;
  • diffusione di sistemi di gestione della qualità UNI EN ISO 9001/2008 e sistemi di gestione del rischio igienico UNI EN ISO 22000/05”.

 

All’interno delle singole Cooperative c’erano delle situazioni che richiedevano approcci e soluzioni mirate:

  • l’elevata frequenza d’interventi di ristrutturazioni ed ammodernamento di locali ed impianti in relazione alla presenza attività soggette al controllo dei Vigili del Fuoco;
  • lo svolgimento di occasionali interventi manutentivi da parte del personale interno; la presenza di autoclavi installate ed assemblate dall’utilizzatore sull’impianto, che necessitano della verifica di primo impianto e della successiva dichiarazione di messa in servizio;
  • il frequente accesso agli ambienti di lavoro da parte di terzi (personale esterno, fornitori, visitatori, ecc.).

Le linee guida UNI-Inail sono state dunque “declinate al fine di creare un modello SGSL specifico per il settore vinicolo, fornendone un’interpretazione ed una trasposizione pratica, corredata di documenti e schemi esemplificativi”.

Le linee guida per i Modelli Organizzativi prevedono quindi un modello SGSL adattato al settore cooperativo vinicolo, e cioè:

  • calato nell’organizzazione aziendale propria delle cantine sociali, mettendo in luce i ruoli e le responsabilità dei vari attori, le relazioni e la struttura organizzativa della tipologia di società presa in esame;
  • basato sull’impostazione lavorativa delle cooperative vinicole, definendo i requisiti di sicurezza dei processi e delle attività tipici di questa forma di impresa;
  • integrato nel complesso degli altri sistemi organizzativi aziendali già implementati”.

Ma non solo, le linee guida specifiche offrono diversi vantaggi e novità:

  • riorganizzare, mantenere aggiornati e collegare tra loro elementi già esistenti nell’organizzazione, ma spesso poco utilizzati o gestiti in modo non interconnesso;
  • evitare di ‘appesantire’ l’organizzazione con ‘burocrazia’ non strettamente necessaria, formalizzando e registrando i soli aspetti obbligatori per legge, o aventi significative ricadute sul livello di salute e sicurezza, o ancora patrimonio intellettuale della società che si intende salvaguardare e diffondere (es. buone prassi, procedure di lavoro in sicurezza validate, ecc.);
  • integrare, quanto più possibile, la gestione della sicurezza con gli usuali sistemi strategici di gestione aziendale, così da includere gli aspetti di salute e sicurezza nell’ordinaria gestione aziendale e nelle pratiche già consolidate;
  • migliorare la comunicazione rendendo l’organizzazione più snella, con riduzione di tempi e costi e permettendo di portare alla luce eventuali problemi legati alla salute e sicurezza nella società”.

Alla luce di tutto ciò viene fuori che, queste linee guida non solo voglio agire e migliorare l’organizzazione aziendale, ma anche l’economia stessa dell’azienda.

 

Safety Focus – Anno II – Numero 12 – 3 Agosto 2015